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INTRODUZIONE

Un ambiente in continuo mutamento, quale quello che sta caratterizzando le economie dei Paesi più industrializzati, può essere affrontato dalle imprese solo tramite l’ausilio di idonei strumenti gestionali, che consentano loro di affrontare in maniera più adeguata le sfide che il mercato propone continuamente. A seguito del rallentamento della crescita economica, dell’intensificarsi della competizione, dell’avvento delle nuove tecnologie, viene avvertita sempre più l’esigenza di definire e quindi realizzare scelte di tipo strategico. Già nei primi anni ’70 si comincia a parlare sempre più diffusamente di società dell’informazione, lì dove il mercato assurge ad una realtà caratterizzata dalla progressiva applicazione di tecnologie atte ad elaborare e trasmettere a distanza tale "risorsa".
Nel momento in cui si introduce un nuovo canale di comunicazione, le conseguenze che ne derivano, vanno a costituire una vera e propria rivoluzione sia tecnologica che culturale ed Internet, ne è una testimonianza. L’economia diviene quindi sempre più information intensive, sia all’interno dell’azienda tramite l’Intranet, che all’esterno della stessa, con Internet ed Extranet, strumenti questi che rendono possibili rapporti diretti ed immediati con i propri partner commerciali, così da ottenere risposte in real time circa il gradimento delle caratteristiche dei prodotti immessi sul mercato, offrire supporto per l’utilizzo degli stessi ovvero per promuovere e vendere i propri prodotti sulla base delle richieste avanzate dalle stesse imprese clienti, così da permettere una loro partecipazione attiva già nel processo produttivo.
Con lo sviluppo delle reti di trasmissione e di Internet, con l'emergere di concetti quali connettività e convergenza, con la diffusione congiunta dell’informatica e delle telecomunicazioni, l'impresa deve saper modificare il proprio modello organizzativo per sfruttare appieno le opportunità offerte da tali nuove tecnologie. Le sfide imposte dalla globalizzazione, richiedono infatti alle aziende di operare in un mercato dove velocità e globalità sono condizioni irrinunciabili, portando le stesse a modificare le proprie strategie ed a riorganizzarsi al fine di ridurre il time-to-market ed operare in tempo reale, con clienti, fornitori, partner e dipendenti. Il modello del mercato globale, grazie alle attuali disponibilità tecnologiche, permette la caduta delle barriere spazio/ temporali che in passato avevano regolato o limitato la competizione economica. Nella fase di transizione verso modelli aziendali totalmente orientati all'economia digitale, le imprese devono ripensare e riprogettare i processi interni nell'ottica di:

Si tratta, sostanzialmente, di operare una reingegnerizzazione dei processi aziendali, processo, questo, che deve spingere le aziende in alcune precise direzioni: in primo luogo, verso l'individuazione di modelli organizzativi caratterizzati da più elevati livelli di efficienza, efficacia, flessibilità e reattività; secondariamente, verso una sempre maggiore condivisione delle informazioni all'interno di una struttura aziendale allargata, di cui fanno parte fornitori, clienti e partner; ancora, verso un forte orientamento all’impresa-cliente, sulle cui esigenze ed aspettative, deve essere modellato l'intero sistema relazionale; infine, lo stesso processo, dovrà spingere le aziende verso l'individuazione e l'utilizzo di strumenti e metodologie finalizzate all'ottenimento e all'incremento del proprio vantaggio competitivo. Rispetto a ciascuno di questi orientamenti, la tecnologia svolge un ruolo primario e abilitante, favorendo in primo luogo la trasformazione e l'ottimizzazione delle relazioni esistenti tra l'azienda e le altre categorie di imprese con cui si interfaccia. La connessione continua con imprese clienti, partner, fornitori e dipendenti, diventa quindi essenziale e base imprescindibile di un nuovo modello di impresa: quello di "impresa estesa".
Secondo tale modello, i flussi informativi che tradizionalmente collegano solo le principali funzioni aziendali (la produzione, la vendita, l'amministrazione, il marketing, ecc.), devono essere estesi anche all'esterno dell'azienda stessa, sfruttando la disponibilità di reti di comunicazione fisse e mobili (non solo Internet) per connettere tra loro i diversi soggetti del sistema. L'adozione del nuovo modello di business, conseguente o determinato dallo sviluppo di nuove situazioni competitive, basate anche sul commercio elettronico, comporterà il passaggio dell’azienda strutturata, in azienda virtuale, passaggio che si realizza, a livello organizzativo, tramite tutta una serie di modifiche, in alcuni casi di forte impatto sul tradizionale modus operandi delle imprese. Si pensi ad esempio alla necessità di modificare l'orientamento strategico dal focus sui prodotti a quello sui servizi, o alla necessità di modificare l'approccio al mercato da "reattivo" (veloce nell'adattarsi ai cambiamenti della domanda o della concorrenza) a "proattivo" (in grado, in pratica, di anticipare il cambiamento), per ridurre progressivamente il lead-time, così come richiesto dal paradigma della nuova economia globale. L'ingresso delle aziende nell'era digitale, ha comportato e sta ancora comportando, una fase di "turbolenza" in cui l'Information & Communication Tecnology, assume un ruolo strategico per le aziende, le quali devono quindi adeguare le proprie dotazioni, le proprie infrastrutture, le proprie strutture organizzative e strategie imprenditoriali onde competere secondo nuove regole ed in nuovi mercati.

In una recente ricerca condotta dalla Sirmi¹ su una pluralità di aziende italiane, è stato osservato che il primo impatto di un'iniziativa di commercio elettronico sull’organizzazione e sui processi aziendali, è rappresentato dal potenziamento del marketing, seguito dalla necessità di rinvigorimento della funzione amministrativo-contabile (aspetto confermato anche dai notevoli accordi di partnership conclusi dalle aziende osservate con altre aziende esterne specializzate), dalle modifiche da apportare al processo produttivo e, quindi, tutta una rivisitazione della gestione relativa al processo logistico di consegna della produzione. Un aspetto da non sottovalutare, è poi rappresentato dall’elevata percentuale di indecisione nelle risposte degli imprenditori, sintomo questo di come manchi un'effettiva capacità di giudizio nell’analisi della propria situazione aziendale e, cosa più importante, di come la maggior parte di iniziative di e-business intraprese, si configurino ancora in una fase di "esperimento".
Impatti del commercio elettronico sull’organizzazione e sui processi aziendali

MOTIVAZIONE

%

Potenziamento del marketing

52.2%

Non sa, non risponde

30.1%

Potenziamento della logistica

21.2%

Modifiche al processo produttivo

19.5%

Revisione del processo di consegna

18.6%

Disintermediazione del canale

6.2%

Revisione del processo di approvvigionamento

5.3%

Nessuno

1.8%


(fonte www.Sirmi.it)

 

Per quanto concerne poi l’aspetto economico relativo all’implementazione di un progetto di e-business, i costi variano a seconda delle politiche strategiche perseguite dalle aziende nella realizzazione del progetto stesso: entrare in rete con un investimento limitato per verificare e sperimentare rapidamente la bontà dell’iniziativa e, quindi, in caso di esito positivo investire per potenziare il progetto ovvero, entrare in rete con un budget già di un certo rilievo per disporre, sin dall’inizio, di soluzioni complete, su cui effettuare in seguito interventi meno consistenti.
Sempre da un’analisi effettuata dalla Sirmi² , possiamo analizzare graficamente, i costi sostenuti dal panorama delle imprese italiane per l’implementazione di un proprio sito, dove la maggior parte delle aziende, non ha investito nel progetto, più di 50 milioni, anche se esiste un’alta percentuale di imprese che non è in grado di rispondere poiché, sempre secondo la Sirmi, ha effettuato investimenti in diversi intervalli di tempo.

Costi medi sostenuti per realizzare un sito Internet

(fonte www.Sirmi.it)

Un escamotage, onde ridurre il costo per l’implementazione di un sito, è la possibilità per le aziende, di affidarsi a società esterne, soprattutto quando la mancanza di competenze interne necessarie alla realizzazione del progetto, rappresentino un chiaro elemento di complessità.
La soluzione che però meglio si adatta al particolare sistema industriale italiano, centrato principalmente su sistemi di piccole imprese, è determinata dalla possibilità di sfruttare l’attività dei nuovi intermediari presenti in rete. L’obiettivo del presente lavoro, è proprio quello di individuare le possibili strategie di e-business che possano essere perseguite anche da tutte quelle imprese italiane le quali, non essendo dotate di ampi budget da investire in simili progetti, rimarrebbero di fatto escluse dalle nuove opportunità di business offerte dalla rete. Delineati i vantaggi aziendali derivanti dall’utilizzo della rete, si introdurrà il concetto del nuovo intermediario, l’infomediario, il quale avrà appunto il compito di coadiuvare, seguire e quindi permettere alle imprese, l’ottenimento dei vantaggi propri della new economy. Ed è proprio in tale ambiente che sorgono nuovi soggetti collettivi, quali le comunità online (o marketplace), in grado di permettere all’impresa uno sviluppo senza precedenti delle proprie dinamiche di apprendimento e collaborazione e, questo, tanto in ambito sociale quanto e soprattutto in ambito economico. Con lo sviluppo della rete infatti, si sono moltiplicate tali forme di intermediazione ed aggregazione aziendale e, le stesse comunità, tendono ora a divenire dei veri e propri modelli di riferimento per l’implementazione di progetti aziendali virtuali e complessi. Tramite tali modelli di intermediazione virtuale, vedremo come le imprese possono sia comunicare tra loro in maniera molto più efficace di quanto avveniva con i tradizionali strumenti di comunicazione interpersonale (telefono, fax, e progressivamente con e-mail) e di massa (televisione e radio), essendo gli spazi di discussione appositamente limitati a specifici settori industriali e, secondo, di come le imprese arrivano anche a cooperare in rete e quindi, dar vita anche a partnership di medio periodo in nuovi contesti virtuali, dove costi, tempi di progettazione e distanze geografiche (che hanno da sempre rappresentato un forte ostacolo allo sviluppo delle relazioni interaziendali), risultano notevolmente inferiori rispetto a quelli propri del contesto territoriale tradizionale. Avviare comunità verticali nei settori tipici del made in italy, potrebbe infatti costituire sia una strategia per valorizzare il patrimonio di relazioni già attivo in specifiche aree economiche (distretti industriali o localismi produttivi), sia per permettere alle PMI un’effettiva accelerazione delle dinamiche di internazionalizzazione..


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